Freud e la psicoanalisi

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view post Posted on 27/9/2010, 15:55




Nel 1899 viene pubblicata a Vienna L'interpretazione dei sogni. Si tratta di una sorta di pietra miliare nella costruzione di quell'edificio teorico che tanta importanza rivestirà nel Ventesimo secolo: la psicoanalisi.
L'autore del libro è un giovane neurologo viennese, dai molteplici interessi e che proprio per questa sua smania di studiare e approfondire le più disparate discipline, si è laureato in medicina con tre anni di ritardo.
Si chiama Sigmund Freud ed è l'amatissimo primogenito di una famiglia di origini ebree.

Freud fu da subito consapevole del carattere rivoluzionario delle idee che andava via via elaborando e perfezionando. Durante il suo primo viaggio in America ebbe a dire al suo allievo Jung, che più tardi organizzerà il più importante scisma in seno al movimento psicoanalitico: "Non sanno che stiamo portando loro la peste".

Avversata da medici e psicologi del tempo, nonché da molti scrittori e intellettuali, con argomentazioni fra l'altro valide tutt'oggi, la psicoanalisi ottenne una progressiva, grande affermazione, tanto che nel secondo Dopoguerra troviamo psicoanalisti insediati in prestigiose cattedre in altrettanto prestigiose università di tutto il mondo.

Eppure, come cura dei disturbi psichici, come originariamente era nata, la psicoanalisi fu un semifallimento.
Trattamento lungo e costoso, si rivelò, almeno nella versione freudiana, inefficace nella cura della schizofrenia e delle altre psicosi, quell' insieme cioè di patologie che noi profani indichiamo come follia, ma anche nella terapia dei disturbi psichici minori, come le nevrosi, i risultati non sono esaltanti e comunque non affatto superiori a quelli ottenuti con l'impiego di altre psicoterapie.

L'importanza della psicoanalisi esula, tuttavia, dai suoi successi ed insuccessi terapeutici.
Essa consiste nella nuova visione dell'uomo che propone ed è dunque una teoria di grande portata filosofica e artistica.

È un sistema filosofico totalizzante che contenderà per tutto il Novecento al marxismo l'egemonia ideologica.

Si sviluppa, a partire dalla teoria freudiana, un nuovo filone di critica letteraria e artistica, una pedagogia innovativa, una società diversamente modellata.

All'uomo vittoriano rigidamente razionalista, puritano, ligio al senso del dovere e all'etica del lavoro, subentra, influenzato dalle nuove ideologie, l'uomo della civiltà di massa, dedito al consumo e alla sacralizzazione del tempo libero.
La famiglia stessa si trasforma: dalla famiglia patriarcale allargata, sovente contadina, si passa alla famiglia nucleare, piccoloborghese, dove contano in assoluto le esigenze personali, l'intimità della coppia, la soddisfazione dei bisogni individuali o di una ristretta cerchia di persone.
L'industria può espandersi, avendo finalmente trovato gli acquirenti ideali cui vendere i propri prodotti.

La psicoanalisi finisce col permeare le strutture mentali, il modo di pensare, il linguaggio stesso dell'uomo del Novecento, in misura più o meno significativa. Lemmi come repressione, identificazione, rimozione, sublimazione sono tributi della lingua parlata e scritta alla psicoanalisi.

La scoperta dell'inconscio, che Freud deve alle proprie letture filosofiche e letterarie, rende consapevole l'uomo contemporaneo delle spinte irrazionali che determinano e agiscono il suo comportamento.
Finalmente cosciente dei propri istinti, l'uomo del Novecento, prima scisso fra coscienza e inconscio, razionalità e pulsioni, sviluppa una nuova dialettica, una sorta di interiorità di massa e di introspezione che permetterà all'individuo borghese di fabbricarsi una propria autonoma identità.

Psicoanalisi, romanzo borghese è il titolo di un fortunato libretto di qualche anno fa, dove gli autori vedevano appunto nella psicoanalisi lo strumento attraverso il quale ogni grigio rappresentante della borghesia poteva costruire una narrazione attendibile della propria esistenza, il proprio romanzo personale, di cui avvertiva, per la prima volta nel corso della storia, l'acuto bisogno.

La letteratura è interessata dalla psicoanalisi non soltanto sul versante della critica, ma soprattutto su quello espressivo: poesia e romanzo si servono intensamente del pensiero primario, tipico della produzione dell'inconscio.

I surrealisti, Proust, Joyce, Svevo, la Woolf, coevi di Freud, producono opere letterarie che, pur non essendo psicoanalitiche in senso stretto, anzi pur essendo fortemente eretiche, risentono del nuovo clima culturale e abbondano di associazioni mentali, frammenti di ricordi, fantasie, visioni, emozioni, descrizioni di comportamenti bizzarri.

Si fa strada in letteratura la tecnica dello stream of consciousness, flusso di coscienza che si propone di riprodurre l'attività psichica nel suo farsi, nel suo mischiare razionale e irrazionale, idee, percezioni, sentimenti, ricordi, sensazioni nel loro continuo e contemporaneo fluire.

Divenuta parte del Potere e delle Istituzioni, la psicoanalisi sembra perdere con gli anni la sua carica innovativa, se non eversiva, delle origini, caldeggiata dallo stesso Freud, per certi versi patriarca accentratore, dogmatico e autoritario, tuttavia soprattutto scienziato dalla mentalità sperimentale e come tale disponibile, come spesso fece, a mutare idee e spiegazioni alla luce dei nuovi fatti che emergevano dall'osservazione clinica dei pazienti.

Collusa col Potere, la psicoanalisi ha finito per diventare mistificante, rinchiudendo l'uomo in una visione angusta, intrapsichica o, tutt'al più, intrafamiliare dei suoi problemi.
Negando quindi le origini storiche, sociali, ovvero profondamente ontologiche del disagio dell'uomo contemporaneo.
La devianza giovanile, la contestazione, il malessere psicologico, le rivendicazioni operaie, la disoccupazione, le lotte politiche e sindacali, la critica della società industriale e postindustriale diventavano per la psicoanalisi un problema individuale, personale di mal elaborati rapporti con mamma e papà.

Cosa salvare della psicoanalisi nel Ventunesimo secolo?
Senza dubbio il valore letterario dell'opera di Freud, un prosatore dotato di intelligenza, brillantezza, spirito, chiarezza, stile.
Un piccolo classico, dunque, capace quindi di dirci, a patto di uscire noi da una ricezione eccessivamente dogmatica, qualcosa di importante su noi stessi e sulla nostra vita.

Dal punto di vista scientifico, poco o nulla c'è probabilmente da salvare. Gli epistemologi definiscono le teorie psicoanalitiche come "non falsificabili", "inverificabili" e perciò non scientifiche secondo il paradigma corrente della scienza.
La psicoanalisi propone intuizioni, non verità scientifiche, ipotesi suggestive non solide teorie.
 
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