Tema sullo sport e corruzione

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Visceral
view post Posted on 11/3/2010, 18:51




Tema sullo sport e corruzione



Io non sono fra quelli che considerano lo sport un'attività pratica priva di valore, da lasciare a coloro che hanno poco cervello.
Già nell'antica Grecia all'attività fisica veniva assegnato rilievo nell'educazione della gioventù e fra i testi classici della civiltà occidentale è entrato a far parte, nel secolo scorso, il famoso Homo ludens (1938) dello storico e pensatore olandese Jan Huizinga, che riconosce nel gioco uno dei bisogni fondamentali dell'uomo.

Certo, l'attività fisica e il bisogno di gioco e competizione si sono trasformati nei secoli nello sport moderno, in cui l'atleta è diventato un professionista. Huizinga vedeva in ciò una degenerazione. Io non la penso allo stesso modo: basta recarsi allo stadio a vedere una partita di calcio professionistico, per ammirare con quale sapienza gli atleti occupino gli spazi di gioco, con quale sincronia si muovano sul campo, con quale maestria tocchino la palla, di come i muscoli dei loro corpi siano scolpiti da ore di lavoro e di allenamento.
Ma anche in sport più individuali, come per esempio il ciclismo, è difficile non entusiasmarsi per la bellezza e l'aura eroica che circonda il ciclista, che da solo procede nell'ascesa di una ripida montagna, accorto nel dosare lo sforzo, concentrato, capace di sagacia tattica oltre che di forza fisica.

Si tratta di spettacoli di grande valenza estetica, ma ancora più importanti per la collettività sono i valori che lo sport veicola. Ogni gioco ha regole serie, comporta la competizione nel rispetto dell'avversario, l'impegno, la giustizia, la dedizione, il sacrificio, la lealtà, la tolleranza, l'esplorazione dei proprie capacità e dei propri limiti, la capacità di reagire alle avversità, di rialzarsi dopo una caduta reale o metaforica.
Nel momento in cui si esibisce, il campione, anche se nella esistenza quotidiana e privata può essere un individuo poco dotato sotto l'aspetto intellettuale e umano, si sublima, diventa per lo spettatore simbolo di valori e di comportamenti da attuare nella propria vita.

Un vecchio adagio vuole lo sport metafora della vita e io credo che ci sia molta verità in questo apparente luogo comune: la vittoria e la sconfitta, la difficoltà e il riscatto sono verità evidenti non soltanto per l'atleta, ma per tutti noi che ogni giorno disputiamo quella difficile, spesso faticosa, a volte gioiosa e più spesso dolorosa partita che è la vita.

Questo preambolo per dire quanto mi abbia amareggiato e reso attonito lo scandalo di notevoli dimensioni, almeno a quanto riportano giornali, televisione e altri media, che ha colpito il mondo del calcio: combine, arbitraggi pilotati, intimidazioni, favori, conflitti di interesse, collusioni di ogni tipo, denari, tanti, passati fra troppe mani per frodare avversari e pubblico.

In verità di scandali nel calcio se ne parla da decenni e non passa quasi anno che non ne emerga uno nuovo: dal calcio-scommesse, alle partite e arbitraggi comprati, alle frodi del doping, ai passaporti falsi, a promozioni e retrocessioni "contrattate".

Il calcio è lo sport più importante in Italia, per motivi culturali e socioeconomici, i più disparati: si tratta di uno sport che risponde a un bisogno elementare (prendere a calci una palla), che si può (poteva) praticare senza attrezzature costose, che non richiede (richiedeva) capacità atletiche particolari, o spazi adibiti; uno sport povero, - non a caso la nazione guida è il Brasile - , che andava benissimo come sport di massa per l'Italia povera e rurale di fine Ottocento, inizio Novecento.

E poi l'Italia è il paese delle rivalità municipali e il calcio ben si presta ad appagare questo bisogno di antagonismo campanilistico.

Io sono convinto che lo sport, e quindi in Italia soprattutto il calcio, sia lo specchio della società. Questa vicenda scandalistica di fine primavera si presta benissimo, a mio avviso, a diventare simbolo del degrado morale, culturale, economico in cui versa il nostro Paese.

Le intercettazioni telefoniche, pubblicate dai giornali, ci danno l'idea abbastanza precisa delle collusioni fra sport, potere economico e potere politico, che sospettavamo, ma non credevamo così strette e così distruttive.

Nel calcio oggi circolano molti, troppi soldi, molte società calcistiche sono quotate in borsa. Non è più lo spettatore pagante che porta i quattrini, ma soprattutto le sponsorizzazioni e i diritti televisivi, attorno ai quali si scatena una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Molti personaggi di primo piano della vita politica del Paese devono la loro posizione dominante in grossa parte ai successi conseguiti come imprenditori e dirigenti di società di calcio. Ecco perché tanti capitani d'azienda si accollano l'onere della direzione di una squadra di calcio, spesso impresa in perdita dal punto di vista economico: per acquisire notorietà e autorevolezza in campo locale e nazionale, per stringere reti di relazioni importanti, da sfruttare poi per incrementare il proprio potere e il proprio profitto economico.

Lo scandalo del calcio, nella miseria lessicale, culturale, morale dei suoi protagonisti, capaci soltanto, pare, di turpiloquio e di sbavare per macchine, scorte della polizia ed orologi di marca, ma anche per barche e donne, motivati in gran parte da un'aggressività e una violenza totalmente svincolati dal senso di giustizia, ci dice quanto il Potere in Italia sia inquinato dall'incapacità di pensare in grande, di decidere per il bene della comunità nazionale, di andare al di là del piccolo cabotaggio di meschini interessi di bottega e del culto di una furbizia piccola piccola, che sempre più sembra caratterizzare in ogni ambito il comportamento degli italiani. Per descrivere il groviglio di interessi in gioco, gli splendori e le miserie, i fitti collegamenti fra attività disparate, le illusioni e i maneggi del variopinto mondo di manager, affaristi, aristocratici, mediatori, dame, giornalisti, personaggi dello spettacolo, maneggioni, allenatori, calciatori, pubblici ufficiali, prostitute, palazzinari, mafiosi, sbirri, politici, arbitri, designatori, cortigiani e guardialinee coinvolti nello scandalo del calcio, descrivere il loro linguaggio e la struttura del loro modo di pensare, attendiamo scrittori dotati della potenza espressiva di un Balzac o di un Gadda.

Intanto un'amara considerazione: credo che quello che è capitato e capita nel calcio, sia la regola purtroppo anche in quasi tutti gli altri settori della vita nazionale, dove il merito, la competenza, il rispetto della legalità sono valori sempre più negletti.

In Italia siamo ancora poveri di attrezzature e di impianti sportivi: ciò rende gli italiani più degli sportivi da poltrona che dei praticanti. Manca una cultura dello sport e dell'attività fisica. Stando così le cose, non si trova di meglio che strapagare i calciatori, oltre ogni limite imposto dalla decenza, di indebitarsi, di cavalcare lo sport come strumento per incrementare un potere personale che poi si usa esclusivamente per scopi privati.

E quei tifosi che vedevano nella squadra del cuore la compensazione alle frustrazioni di una vita quotidiana sempre più grigia e difficile, una sorta di sogno e di riscatto, hanno capito che non c'è salvezza, non esiste scampo all'imbarbarimento dei costumi nazionali attuali.
 
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