Tema sul lavoro

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Visceral
view post Posted on 11/3/2010, 18:36




Tema sul lavoro



L'uomo che appartiene alle regioni opulente del pianeta, che fa parte delle società più ricche dell'Occidente, dedica normalmente molte ore della sua giornata al lavoro.
Il lavoro è dunque una realtà importante. Esso contribuisce fortemente a definire l'identità di una persona. Sembra che negli Stati Uniti, dalla risposta alla domanda "Che lavoro fai?", si deduca totalmente il valore umano da attribuire all'interlocutore.

Non è sempre stato così. Nella Grecia antica i filosofi, che hanno contribuito a fondare la nostra civiltà, lasciavano il lavoro materiale agli schiavi.
Nel corso dello sviluppo del pensiero occidentale, molti pensatori hanno criticato l'ideologia del lavoro; altri hanno esaltato, invece, l'ozio.
Oggi, nelle società ricche, non sono più rari coloro che possono vivere rinunciando a lavorare o dedicando al lavoro retribuito una minima parte del loro tempo.
Al contrario, alcuni senza lavorare vanno in crisi, non riescono mai a staccare, nemmeno in vacanza, si trattengono al lavoro oltre l'orario stabilito, si portano il lavoro a casa anche nei week-end. Si tratta dei cosiddetti workholic, dipendono dal lavoro come fosse una droga.
C'è poi chi afferma che la civiltà del lavoro è finita, non c'è più lavoro sufficiente per tutti. La nostra dovrà diventare una società del tempo libero.

Personalmente penso che il lavoro sia importante per l'esistenza umana, ma nello stesso tempo ritengo che nessuna persona deve essere identificata col proprio ruolo, ridotta alla propria mansione.
La personalità umana è così ricca e complessa che non può essere compresa nella sola dimensione lavorativa.
Il lavoro, tuttavia, può diventare occasione di creatività, dedizione, responsabilità, utilità sociale, amore verso il prossimo.
In una parola, il lavoro può diventare uno degli strumenti più preziosi al servizio dell'autorealizzazione dell'individuo.

Purtroppo, oggigiorno lo scenario del mondo del lavoro è dominato, un po' dovunque, dall'oppressione. L'organizzazione del lavoro, in molte aziende, non sembra tener conto dei bisogni, delle peculiarità e delle aspirazioni del lavoratore.
La catena di montaggio, la burocratizzazione e l'autoritarismo sono sistemi organizzativi disumani e inaccettabili.

In nome del profitto si sono sacrificate e si continuano a sacrificare molte vite umane. Ma soprattutto, oggi, si mortificano talenti, energie e competenze.

Pensiamo alla situazione dei giovani che, pur altamente scolarizzati, faticano attualmente a trovare collocazione nelle imprese.
Il lavoratore ha diritto a dignità e rispetto, valori che vengono quotidianamente negletti.

Il mondo odierno, per far fronte alla sfida internazionale costituita dalla mondializzazione dei mercati, impone alle aziende occidentali la produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto. Servono, allo scopo, lavoratori altamente qualificati. Il "lavoro intellettuale", che si sta sempre più affermando, esige autodeterminazione, discrezionalità., iniziativa. Mal sopporta verticismi e autoritarismi.
Persino l'attuale "lavoro manuale", ammesso che esista ancora nella sua forma pura, richiede coinvolgimento, partecipazione, gioco di squadra per produrre risultati di eccellenza.

Forse sarà proprio questa la rivoluzione del prossimo futuro: adeguare le organizzazioni e le imprese ai principi del management moderno, con lavoratori motivati che realizzano prodotti e servizi di alta qualità.

L'Italia del capitalismo familiare sovvenzionato con i soldi dei contribuenti, delle piccole aziende dirette dal "padroncino" dai metodi direttivi talvolta spicci od obsoleti, deve darsi una sveglia, pena l'esclusione dai mercati internazionali. Le aziende devono finalmente capire che la risorsa più importante di cui dispongono sono le persone che vi lavorano.
 
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