Canto III dell'Inferno

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Visceral
view post Posted on 11/3/2010, 18:28




Canto III dell'Inferno



"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ’l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate".

Questa la terribile e minacciosa iscrizione che appare sulla porta dell'inferno. Dante incontra la prima schiera di dannati, gli ignavi, coloro che, da vili, nella vita non seguirono alcun ideale, mai fecero una scelta netta e che "visser senza infamia e sanza lodo". Infinita è l'anonima turba degli ignavi. Dante ne riconosce qualcuno, ma ne tace il nome; per esempio "colui che fece per viltà il gran rifiuto", nel quale i commentatori più antichi ravvisano la figura dell'eremita Pier da Morrone, che, divenuto papa col nome di Celestino V, preferì rinunciare all'incarico.
Se di lui si tratta, gli storici ne parlano come di un sant'uomo, per cui la pena comminatagli da Dante appare eccessiva.

Gli ignavi sono condannati ad inseguire, nudi, un vessillo, punti da vespe e altri insetti, che si nutrono del loro sangue misto alle lacrime. Essi sono mescolati alla schiera degli angeli, che pur senza ribellarsi a Dio, non abbracciarono la causa divina. Virgilio invita Dante a non soffermarsi, ad andare oltre: "non ragioniam di loro, ma guarda e passa".

Il lettore incontra nel terzo canto il primo diavolo della Commedia. Si tratta di Caronte, il traghettatore dei dannati. Egli trasporta i peccatori, oltre il fiume Acheronte, nell'Inferno vero e proprio. Efficacemente ce lo descrive Dante:

Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi all'altra riva
nelle tenebre eterne, in caldo e n' gelo.

Caronte rifiuta di traghettare Dante, perché ancora vivo e destinato alla salvezza, ma viene ammonito da Virgilio:

"Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare".

Il vecchio diavolo si acquieta e accetta di traghettare Dante, che perde i sensi dopo che un intenso terremoto fa tremare la terra intorno.
 
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